Ogni giorno parliamo di crisi economica e di come le famiglie italiane debbano stringere la cinghia pur di andare avanti. Ma la stessa cosa riguarda i comuni del nostro Paese, grandi o piccoli che siano: organizzare la gestione della manutenzione di strade, uffici pubblici, infrastrutture e garantire tutti i servizi di cui i cittadini hanno bisogno implica costi notevoli, ma non sempre le casse da cui attingere sono piene. Un articolo del quotidiano La Repubblica ha posto sotto la lente il fenomeno dei comuni a rischio default: vediamo insieme i dettagli.
Un fenomeno in ascesa
Ma quali sono le cause di questi dissesti? In primis gestioni sbagliate nelle amministrazioni precedenti, che hanno provocato buchi enormi grazie a sprechi, favoritismi e ruberie; ma anche, fanno sapere i piccoli comuni, anche delle vere e proprie ingiustizie che hanno permesso di avvantaggiare alcune metropoli come Roma e Napoli. Queste città, infatti, hanno potuto gestire i loro debiti nei confronti dei creditori attraverso la creazione di “bad company” che si sono accollate i debiti, consentendo di ripartire senza più alcun dissesto nel bilancio. E, soprattutto, senza dover toccare i bilanci delle partecipate – da sempre fonti tanto di debiti quanto di voti. Tutti gli altri comuni in crisi, invece, dovranno alzare il più possibile le tasse locali pur di avere qualche spicciolo, col risultato che anche questa volta a rimetterci saranno le tasche dei cittadini.