Sapevamo già che la riconversione fosse una delle migliori frontiere aperte che lascia intravedere spiragli di luce in tempi sempre oscuri e ne avevamo anche parlato. Ma adesso, stando a quanto riportano la Fillea-Cgil e Legambiente, l’Unione Europea ha deciso di puntare a questo settore per incentivare la rinascita dell’Italia. Il secondo rapporto pubblicato da Fillea Cgil ha provato a quantificare i fondi europei che arriveranno nel nostro Paese nei prossimi sei anni, stabilendo che si tratterà di circa 7 miliardi di euro.
Le risposte europee alla crisi dell’edilizia
Oltre al coordinamento di tutte le forze coinvolte in questo progetto, servono politiche che fungano da cabina di regia. Bisogna fornire delle linee guida comuni per sfruttare al meglio le risorse che arriveranno dall’UE, come Progetti Operativi Nazionali (i cosiddetti PON), direttive comuni che convoglino delle competenze di base appartenenti a ministeri diversi e a istituzioni diverse. Le nuove politiche urbane devono pensare a rinnovare spazi interni alle nostre città, devono imporre un ripensamento di edifici fatiscenti e la riqualificazione dei nostri spazi urbani.
Il cambiamento quindi, non riguarda soltanto l’economia o la politica. Il cambiamento deve investire le menti, deve essere culturale. Le persone, forse ancor prima dei nostri politici, devono comprendere che riqualificazione e innovazione sono le chiavi non solo per la salute del Paese e del suo territorio, ma anche per una ripresa economica che può significare prima di tutto posti di lavoro di cui la gente ha bisogno.
Il presidente Fillea-Cgil è intervenuto accusando le passate gestioni di aver sprecato troppo tempo prezioso e di aver, invece, incoraggiato un’edilizia sempre più speculatrice approvando delle norme sanatorie troppo blande e riducendo i vincoli per l’edificazione. Walter Schiavella ha poi citato la tanto discussa Legge di Stabilità in approvazione, sottolineando quanto gli interventi siano troppo poco coraggiosi.
Il Governo ora è chiamato ad approvare ed elaborare una strategia nazionale entro il prossimo aprile, individuando quegli interventi su cui investire i fondi. Le direttive UE impongono, a partire da gennaio 2014, di ristrutturare almeno il 3% di tutte le superfici coperte della totalità degli edifici pubblici riscaldati e/o raffreddati. L’obiettivo è di far sì che la Pubblica Amministrazione per prima risponda ai più nuovi criteri di efficienza energetica, stabiliti dalla Dir. 2010/31, in modo da renderla un esempio per i privati.