Da giorni i media di tutto il mondo seguono passo per passo il viaggio che ha portato il relitto della Costa Concordia dallo scoglio su cui è naufragata al largo dell’isola del Giglio il 13 gennaio del 2012 fino al porto di Genova, dove finalmente sarà smantellata.
I commenti sono stati tantissimi, c’è chi ha parlato di successo per una squadra che ha lavorato alacremente e in mezzo a milioni di polemiche per compiere un’impresa mai tentata prima, c’è chi ha cercato visibilità in molti modi, anche cavalcando l’onda dell’ambientalismo, chi ha evidenziato come non si possa gioire, ma si debba comunque ricordare per evitare che, in futuro, leggerezze di questo tipo possano condurre a nuove tragedie perché, ricordiamolo, in quella nave hanno perso la vita 33 persone, che erano in vacanza o semplicemente al lavoro.
Di certo il relitto della Costa Concordia è stato a lungo una presenza ingombrante per gli abitanti dell’isola che hanno dimostrato fin da subito una grande generosità, favorendo l’attività della Protezione Civile e dei soccorsi in quella terribile notte, trasformandosi in ospiti generosi per i naufraghi e, spesso, in amici per la vita.
Il Giglio, però, pur contento di non avere più quella enorme bomba ad orologeria ambientale a poche bracciate dalla propria costa, non vuole dimenticare e per questo motivo si parla in maniera seria alla creazione di un museo della memoria. Il Sindaco ha detto che il museo, che dovrebbe essere visitabile entro qualche anno, sarà altamente interattivo e non solo consentirà di preservare la memoria del naufragio, ma anche di creare impiego, in modo da non disperdere l’attenzione che, paradossalmente, ha portato nuovi visitatori nell’isola e che oggi, con la Concordia in smantellamento, si teme vadano altrove e non tornino più al Giglio. Facile prevedere che questo avrebbe creato polemiche, ma tanto gli abitanti dell’isola ormai ci hanno fatto l’abitudine.