Certamente coniugare in un’unica città la storia antica con le esigenze di modernità ed efficienza di una metropoli abitata da milioni di persone non è semplice, ma se ci sono riuscite in maniera egregia Londra, Madrid e Parigi (per la quale il quartiere della Defense è ormai diventata un’attrazione turistica alla pari di Mont Martre, Pigalle e gli altri quartieri storici della Ville Lumiere), perché non potrebbe farcela anche la nostra capitale?
Da diversi anni è al lavoro una commissione, la cosiddetta Commissione grattacieli, che sta studiando come (e soprattutto dove) inserire anche a Roma palazzi dall’architettura avveneristica e di notevole altezza senza che questo deturpi l’aspetto dell’ Urbe. A Milano, d’altronde, nati sulla scia dei lavori per l’Expo 2015 sono ormai una realtà i grattacieli della zona di Porta Garibaldi e non è azzardato pensare che a breve edifici simili sorgeranno anche in riva al Tevere.
A ravvivare il fuoco dell’attenzione e delle mai sedate polemiche a questo riguardo è stato proprio il sindaco Gianni Alemanno che, a margine dell’incontro organizzato in occasione dell’ Ibac 2013, ha dichiarato di non essere affatto contrario alla realizzazione di grattacieli anche a Roma, a patto che non vengano edificati entro l’area storica della città, ma nelle sue aree periferiche le quali, auspicabilmente, potrebbero perfino beneficiare di un cambiamento urbanistico di questo tipo.
Cinecittà, il Torrino, Centocelle e Tor Pignattara saranno quindi la Defense romana? A questo quesito ancora non è stata data una risposta, ma il sindaco Alemanno ha garantito che, prima della scadenza del suo mandato, la Commissione grattacieli scioglierà le riserve e indicherà se e in quali luoghi sorgeranno anche a Roma i primi grattacieli.