E se domani fossimo tutti in grado di autoprodurre l’energia elettrica che ci serve in casa o, addirittura, di crearne in eccesso e immetterla sul mercato? Si tratta della citizens energy ed è tutt’altro che fantascienza. Secondo un recente studio commissionato da Greenpeace, entro il 2050 un cittadino europeo su due potrebbe essere autosufficiente da un punto di vista energetico e l’autoproduzione potrebbe arrivare a rispondere al 45% della domanda dell’UE. Il concetto di citizen energy non è riferito soltanto alle utenze domestiche ma anche al fabbisogno delle piccole e medie imprese che potrebbero produrre da soli, e da fonti rinnovabili, il quantitativo energetico di cui necessitano per funzionare.
Secondo le proiezioni elaborate da Greenpeace entro il 2030 l’autoproduzione nell’UE potrebbe soddisfare il 19% della domanda di energia elettrica. Ovviamente non tutti i Paesi contribuiranno allo stesso modo: sarà la Svezia, per esempio, quello che avrà il maggior numero di abitanti autosufficienti (79%) e la Lettonia quello che riuscirà a coprire maggiormente il volume della domanda (83%). Ma chi autoprodurrà l’energia? Fatto cento il totale, il 37% sarà prodotto da cooperative e progetti collettivi, il 39% dalle PMI, il 23% da impianti domestici e solo l’1% dagli edifici pubblici.
Per ciò che riguarda l’Italia, entro il 2050 solo due cittadini su cinque autoprodurranno energia, coprendo il 34% della domanda. Per far sì che questi numeri si uniformino a quelli dell’Unione Europea, Greenpeace ha fatto appello al Governo perché propongano tariffe agevolate e sconti per chi riesce ad autoprodursi l’energia elettrica nonché normative più semplici e accessibili.