Questa volta forse ci siamo. Negli scorsi giorni il Senato ha approvato, dopo una lunga discussione costellata da polemiche ed emendamenti, l’ormai famosissimo Decreto Legge sulla casa. Il documento ha passato l’esame dell’aula con 113 voti a favore e 99 voti contrari. Ad opporsi al DL sono stati Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Gal, Sinistra Ecologia e Libertà e Lega. Favorevoli tutti gli altri partiti.
Dopo l’OK del Senato il provvedimento è tornato alla Camera per il nuovo esame, ma ancora una volta ha trovato davanti a sé il muro degli emendamenti e dei moltissimi iscritti a parlare al dibattito (oltre 200 i deputati che avevano annunciato di voler intervenire). Per cercare di rispettare i tempi e non finire nel pantano di un dibattito che si preannunciava volutamente rallentato, il Governo ha deciso di porre la fiducia e cercare così di rispettare la data del 27 maggio 2014, ultima utile per convertire il decreto in legge. Fra i provvedimenti più importanti previsti nel documento approvato dal Senato vanno evidenziati quello che considera prima casa, ai fini fiscali, anche l’unico immobile posseduto da cittadini italiani residenti all’estero o da anziani ospitati in case di riposo o strutture ospedaliere, ma a patto che gli immobili in questione non siano messi a reddito o dati in comodato d’uso a terze persone; su questi immobili anche le imposte Tari e Tasi saranno ridotte di due terzi. Confermato anche il bonus sui mobili nella misura del 50% del valore degli stessi, abolito invece il tetto dei 10.000 euro previsto precedentemente come limite di spesa massimo per il godimento del bonus.