Marco Paccagnella, Presidente dell’associazione Federcontribuenti, ha messo la sua firma su un lungo articolo piuttosto polemico apparso nelle prime pagine del settimanale Il Salvagente in edicola questa settimana. Già dal titolo, L’approssimazione dei tecnici sulla dichiarazione Imu, le idee che il Presidente dell’associazione esplicita nel testo appaiono chiare.
Per Paccagnella, piuttosto che introdurre la nuova tassa, sarebbe stato più corretto ripristinare la vecchia Ici. Secondo quanto denunciato nell’articolo, allo scorso 30 settembre non erano ancora disponibili né i moduli né tantomeno le istruzioni per provveddere al pagamento, i cui temini, lo ricordiamo, erano scaduti il 17 settembre.
Milioni di contrubenti si sono così trovati a fronteggiare un buco organizzativo e normativo che è stato in qualche maniera tappato semplicemente allungando i tempi previsti per pagare l’IMU. A mettere in ginocchio il sistema è stata, sempre secondo il Presidente di Federcontribuenti, soprattutto la grande difficoltà a calcolare l’importo corretto. Mappe catastali non aggiornate, programmi informatici imprecisi e l’eccessivo carico di lavoro e ritardo accumulato negli uffici del catasto italiani hanno complicato il tutto.
Altro nodo, di cui noi stessi vi abbiamo parlato altre volte, il pagamento per immobili non registrati al catasto o inseriti nei registri con dati falsati. Questo discorso si applica, ad esempio, alle chiese, agli istituti scolastici o, ancora, a case abusive o proprietà private di cui mai nessuno ha registrato gli avvenuti cambiamenti strutturali.
Il fine ultimo di questa tassa, scrive Paccagnella, era fare cassa e limitare all’osso gli aventi diritto all’esenzione fiscale, ma qualcosa è andato decisamente storto. Un errore anche aver concesso alle casse dei comuni solo una piccola quota degli introiti, per aumentare la quale gli enti locali hanno innalzato le aliquote e, peraltro, potranno ancora farlo fino alla fine di ottobre.
Per riparare ad eventuali errori di calcolo c’è comunque tempo fino al 16 dicembre prossimo, scadenza dell’ultima rata. A patto che ci sia certezza dei calcoli e delle norme. Ad oggi intanto manca ancora un decreto attuativo, e in virtù di questo lo Stato otterrà introiti inferiori di almeno un miliardo di euro rispetto al previsto; miliardo che sarebbe dovuto arrivare dai pagamenti IMU delle chiese, ancora una volta, almeno per ora, esentate.