Bamboccioni per forza più che per volontà. Questo è il quadro che sembra emergere da un’indagine resa nota dalla Banca d’Italia secondo cui ben il sessanta percento dei cittadini italiani con un’età compresa fra i diciotto ed i trentaquattro anni sono costretti a vivere con i loro genitori.
Costretti, già, perché nonostante nutrano un legittimo desiderio di emancipazione e di vita da single (o magari in coppia, ma non con mamma), i costi degli immobili sono troppo alti rispetto alle loro rendite e non gli consentono di spiccare il volo e lasciare il nido in cui sono nati.
Sfortunatamente non va meglio neanche se si considera l’affitto e non l’acquisto dell’immobile. Anche in questo caso, sovente, non ce lo si può permettere e la scelta obbligata, se proprio si vuole o si deve uscire di casa è quella della condivisione con altri lavoratori o studenti il che, ammettiamolo, non è facile oltre una certa età.
L’indagine di Bankitalia ha messo in evidenza come, se questa percentuale è già alta, diventa altissima se si restringe il campo di osservazione a chi ancora non ha compiuto i 25 anni. In questo caso solo un ragazzo su dieci non vive più con i suoi genitori.
La maggior parte degli under 30 che vivono da soli, continua lo studio, possono farlo solo in virtù di una donazione immobiliare fatta loro dai genitori o di un’eredità ricevuta da qualche parente. E in effetti anche una recente indagine del comparatore Mutui.it ha dimostrato come il finanziamento per la prima casa venga richiesto sempre più tardi e l’età media di chi chiede un mutuo per la prima casa in Italia sia ormai di oltre 36 anni. Quando, cioè, si è arrivati a poter dare alla banca garanzie sufficienti per ottenere il finanziamento.