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L’IMU è l’Imposta Municipale Unica, che i Comuni di tutta Italia richiedono ai titolari di case e abitazioni; ma le chiese pagano l’imposta?
Vediamo in quali casi le chiese vengono esentate dal saldo dell’IMU e in quali, invece, l’istituto ecclesiastico è tenuto a pagare quanto dovuto.
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Esenzione IMU per le chiese: cosa sapere?
Come riportato dalle normative attualmente vigenti in materia, occorre innanzitutto fare una distinzione tra due diverse tipologie di edifici ecclesiastici, ossia le chiese vere e proprie (intese come luoghi dove vengono praticati il culto e la preghiera) e gli edifici adiacenti o di prossimità, che in molti casi ospitano gli alunni delle cosiddette scuole paritarie.
Ebbene, prima di elencare le differenze, è bene porre l’attenzione su un punto che accomuna chiese e scuole paritarie. Entrambe le strutture, infatti, possono usufruire di un’esenzione per il pagamento dell’IMU se, nei loro locali interni ed esterni, non è previsto lo svolgimento di attività commerciali finalizzate a scopo di lucro.
Inoltre, per non versare l’IMU, nemmeno l’ente che gestisce gli immobili deve essere inquadrato a livello commerciale, altrimenti l’imposta viene automaticamente addebitata da parte del Comune di competenza.
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Chiese e scuole paritarie: quando pagano l’IMU?
Se questo meccanismo risulta particolarmente scontato per quanto riguarda le chiese e i santuari (che, per loro natura, non prevedono al proprio interno lo svolgimento di attività commerciali), il discorso può essere un po’ più complesso nel caso delle scuole paritarie.
Infatti, in questi casi subentra la questione delle rette pagate dalle famiglie per l’iscrizione dei propri figli agli anni scolastici. Nello specifico, una scuola paritaria può richiedere l’esenzione del pagamento dell’IMU quando la retta annua che richiede agli studenti è di natura simbolica, o comunque non supera il 50% dei costi per i servizi garantiti ai propri iscritti.
In tutti gli altri casi, il Comune è tenuto a richiedere il versamento dell’IMU.