Lo scorso 15 ottobre il Governo Renzi è riunito per discutere l’approvazione della ormai famosissima legge di stabilità che introduce, o dovrebbe introdurre, molti cambiamenti in Italia; si va dall’innalzamento fino a 3.000 euro della soglia per i pagamenti in contanti all’inserimento del canone RAI nelle bollette della luce. La parte della riforma che più interessa il mercato immobiliare, però, è quello che prevede l’abolizione delle tasse sulla prima casa, anche se la casa in questione è…un castello.
Cosa accade in Italia…
Spostandoci in Francia la situazione, anche da un punto di vista squisitamente catastale cambia. Sarà per un antico retaggio giacobino, ma nel Paese della Marianna non esiste la classificazione immobiliare “chateau”. In virtù di questo i castelli sono fiscalmente equiparati alle altre abitazioni civili e i costi che ciascun proprietario di merli e torri deve sostenere per regolare la sua posizione col fisco oscillano fra i 4.500 e gli 8.500 euro all’anno.
La Germania, sempre scorrendo i numeri dell’analisi condotta da LuxuryEstate.com, applica invece una tassa piuttosto alta per quello che concerne l’IVA sulla vendita di questo genere di immobili (19%), per poi affievolire la pressione fiscale una volta che si è diventati proprietari del castello. In quel caso si dovrà corrispondere allo stato una tassa di importo variabile fra il 3,5% ed il 5% del valore dell’immobile.
Vista questa situazione, quantomeno, emerge una nota positiva. La assenza di imposizione fiscale sui castelli potrebbe invertire la tendenza, diffusa fra i proprietari italiani, di liberarsene quanto prima vendendo ad acquirenti stranieri e facendo passare di mano veri e propri pezzi della storia artistica e architettonica della nostra nazione.