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“Territorio di pietra”, sembrerebbe questa l’origine del nome Gallura, la zona a nord della Sardegna in cui, tra le sue rocce granitiche e la costa frastagliata, è stata costruita la Cupola di Antonioni. Ma cos’è esattamente questa costruzione e qual è la sua storia?
Scopriamo insieme quest’opera architettonica emblematica e preziosa, una delle più importanti costruzioni dell’architettura moderna.
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La storia della Cupola di Antonioni
La “Cupola“, così chiamata per la sua distintiva forma, si erge come un’icona architettonica sulla costa della Sardegna. Costruita nel 1970 dall’architetto Dante Bini, fu commissionata come residenza estiva per una delle coppie più celebri del cinema dell’epoca: il regista Michelangelo Antonioni e l’attrice Monica Vitti.
L’idea di realizzare questa struttura unica ebbe origine nel 1964, durante le riprese del film “Deserto Rosso” sull’isola di Budelli. In quel contesto, il regista Antonioni conobbe un visionario imprenditore che stava acquistando terreni lungo la costa per sviluppare un grande villaggio turistico.
Fu così che Antonioni scoprì il luogo perfetto per la sua residenza estiva, in un territorio sardo che era ancora selvatico e intatto. Per la progettazione, Antonioni si rivolse all’architetto Dante Bini, già noto per le sue innovative creazioni.
Bini, la cui geniale tecnica “Binishell” era stata sviluppata negli anni ’60, propose l’audace idea di una cupola realizzata in un’unica colata di cemento, sollevata tramite una camera d’aria. Il progetto innovativo venne illustrato da Bini dapprima a Monica Vitti, che conobbe a Cortina d’Ampezzo nel 1968, ma conquistò anche Antonioni, che incaricò immediatamente Bini della sua realizzazione.
L’innovativa tecnologia Binishell, oltre a rendere possibile la costruzione della Cupola, si è rivelata una soluzione sostenibile, riducendo l’impatto ambientale di un terzo rispetto alle tecniche tradizionali. Oltre a essere un esempio significativo di architettura contemporanea, la Cupola di Antonioni rappresenta un trionfo ingegneristico che continua a ispirare e affascinare gli appassionati del settore di tutto il mondo.
Dove si trova
Incastonata nel versante occidentale della Gallura, tra la macchia mediterranea e un dedalo di strade, si erge una costruzione grigiastra, dall’apparenza quasi aliena: si tratta proprio della Cupola di Antonioni.
In quella che oggi è conosciuta come Costa Paradiso, parte del territorio di Costa Rossa, la Cupola si trova nella parte più settentrionale dei grandi insediamenti turistici che, negli anni successivi alla sua costruzione, hanno preso man mano il posto della natura incontaminata.
Più precisamente, la costruzione si trova tra Trinità d’Agultu e Vignola. La vista è incredibile: le coste rocciose rossastre vengono abbracciate dal blu del mare sardo del Golfo dell’Asinara.
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Il destino della Cupola di Antonioni
Negli anni in cui fu abitata dalla coppia, la Cupola di Antonioni divenne un vivace crocevia culturale, punto di incontro di registi, attori, artisti, poeti e intellettuali di fama internazionale.
Tra gli illustri frequentatori vi erano personalità del calibro di Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij, Macha Méril, il rinomato pittore Sergio Vacchi e molti altri. Questi incontri, intrisi di creatività e ispirazione, hanno contribuito a conferire alla Cupola un’aura di leggenda, trasformandola in un luogo sacro per il mondo dell’arte e del cinema.
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Tuttavia, dagli anni ‘80 Antonioni decise di abbandonare l’abitazione, complici l’invasione turistica sempre più preponderante e la fine della relazione con Monica Vitti. Da quel momento, la Cupola è entrata in una situazione di degrado e declino.
Nel corso degli anni, l’opera architettonica è stata preda di attacchi vandalici. Nel 2015, il Ministero dei Beni Culturali ha riconosciuto il notevole interesse culturale della villa, vincolandola per preservarne la struttura originaria. Tuttavia, nonostante tale tutela, le precarie condizioni della struttura sono rimaste irrisolte, e la Cupola è stata lasciata alla mercè di usurpatori e agenti atmosferici.
Numerosi appassionati e studiosi di architettura e cinema hanno più volte cercato di riportare l’attenzione sul valore storico e culturale della struttura, ma la villa rimane chiusa e inagibile. Questa situazione ha spinto l’associazione “De Rebus Sardois” a lanciare una petizione all’inizio del 2020, con l’obiettivo di promuovere la valorizzazione di quest’opera.
A questa iniziativa si è aggiunta, dal mese di maggio, la candidatura della villa nel Censimento dei Luoghi del Cuore del FAI, con l’intento di richiamare l’attenzione su un patrimonio culturale di rilevanza non solo locale, ma anche internazionale. Sono molti coloro che auspicherebbero che questa struttura, carica di storia e di significato, possa essere riportata alla sua antica bellezza e resa accessibile al pubblico, affinché possa continuare a ispirare e affascinare.