Il comune di Milano prova ad aiutare gli inquilini della case popolari: non ci sarà alcun aumento fino alla scadenza dei contratti di locazione delle case a canone convenzionato di Milano. Anzi, gli aumenti previsti dall’Aler verranno calcolati non in base al censimento del 2008, ma in funzione del reddito attuale delle persone che vivono negli immobili: in quattro anni la crisi ha, in molti casi, peggiorato le condizioni attuali e quindi si farà in modo che chi sta soffrendo maggiormente pagherà di meno.
Negli scorsi giorni l’Azienda Lombarda per l’edilizia residenziale ha diramato una comunicazione in cui si prevede un aumento generalizzato dei canoni di locazione per le case comunali a canone convenzionato: aumenti che arrivano anche al 600% per gli immobili offerti alle famiglie con un reddito troppo basso per comprare o anche solo affittare casa ai prezzi di mercato. Oggetto dei rincari circa 3.900 appartamenti, quindi altrettanti nuclei familiari in difficoltà.
L’Aler si giustifica dicendo di aver chiesto aumenti sulla base dell’analisi dell’indice Isee delle famiglie: il problema è che chiede le nuove cifre senza aver dato i canonici sei mesi di preavviso previsti nei contratti di locazione. Per cercare di bloccare le proteste sul nascere – e per venire incontro a migliaia di famiglie dalla situazione già problematica per la contestuale situazione economica – il Comune, nella figura dell’assessore alla casa Castellano ha sancito che chi ha visto ridursi il reddito dovrà pagare di meno. Un primo passo, questo, anche se per tutti gli altri gli aumenti non potranno essere evitati.