Il disagio abitativo italiano è uno dei principali problemi che accomuna le grandi città italiane, da Nord a Sud. A Milano, in particolare, è un tema molto sentito, visto che ad esso sono legate questioni politiche, sociali ed economiche particolarmente sentite dalla comunità cittadina; lo sa bene Beppe Sala, il nuovo sindaco, che sin dai tempi della campagna elettorale aveva inserito il tema degli alloggi popolari tra i principali punti su cui intervenire. Ebbene, qualcosa si muove: l’obiettivo del sindaco è quello di rimettere a disposizione tutte le case popolari al momento in disuso, entro due anni da oggi.
I numeri sugli alloggi li fornisce Metropolitana Milanese – azienda che si occupa di progettazione di infrastrutture per la mobilità pubblica e della gestione del servizio idrico cittadino – che, dal dicembre 2014 è subentrata ad Aler nella gestione delle case popolari del Comune di Milano. Sono 28.791 le abitazioni popolari di Milano e, di queste quelle vuote sono 2.141. Il loro mancato utilizzo può dipendere da cause diverse: generalizzando, il 30% ha bisogno di massicci interventi di ristrutturazione (quantificati in 14 milioni di euro); il 65% ha un medio bisogno di manutenzione (18 milioni complessivi) e solo il 5% è in buone condizioni, e può tornare a ospitare le famiglie in graduatoria con un minimo di lavori (qui serve poco meno di un milione di euro). Fa discutere, tuttavia, che di quelle due migliaia di case e locali (ci sono anche dei negozi) vuoti ce ne siano ben 444 che non sono stati analizzati perché… non si hanno più le chiavi, perse nel passaggio di competenza tra Aler e MM.
Il totale stimato per i lavori ammonta a 33.340.262 euro, già recuperati in bilancio; a breve si partirà con gli incontri tecnici tra Comune e MM per stabilire le priorità dell’intervento.