Parte un altro piano di dismissioni da parte dello Stato, ma stavolta l’obiettivo primario non è quello di generare entrate all’Erario, bensì quello di far rifiorire i terreni pubblici abbandonati, destinandoli a imprese di giovani agricoltori.
L’idea non è nuovissima: l’iter era partito con il Governo Monti, ma la firma sul decreto è arrivata solo adesso con il nuovo Ministro Maurizio Martina, delegato alle Politiche agricole. Il lavoro più lungo, in realtà, è stato quello di rintracciare tutti i terreni che appartengono allo Stato e farne una lista il più completa possibile. La maggiore difficoltà è stata riscontrata nel fatto che molti degli appezzamenti sono dei piccoli fazzoletti di terra ma che, raggruppati a quelli più grandi, hanno fatto accumulare ben 5.550 ettari da poter dare via.
Con un solo provvedimento, ribattezzato Terrevive, si potrà da un lato mettere a frutto terreni ora abbandonati, riportandoli a uno stato di coltivazione e cura ormai perso; agevolare giovani imprenditori under 40 che operano o che vorrebbero cominciare a farlo nel settore agricolo; assicurare alle casse statali introiti per circa 20 milioni di euro, calcolati sui prezzi da cui partiranno le aste.
La modalità di vendita scelta, infatti, è quella delle aste che saranno pubbliche nel caso in cui i terreni valgano oltre 100 mila euro, mentre mediante procedure negoziate si venderanno (o affitteranno) quelli di valore inferiore. Se un terreno è già occupato da un’impresa agricola, questa ne avrà il diritto di prelazione, nonostante gli aiuti maggiori siano previsti per i giovani che hanno meno di 40 anni.
Al momento rientrano nel progetto terreni del Demanio, del Corpo Forestale, del Centro ricerche agricoltura ministeriale e del Risi, ma presto, a detta dei promotori dell’iniziativa, saranno coinvolti in Terrevive anche terreni che appartengono a Regioni e Comuni.