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Da oltre un decennio a questa parte, gli esperti di fisco e tasse utilizzano la sigla IMU (acronimo di Imposta Municipale Unica) per indicare il tributo diretto rivolto alle persone che dichiarano di possedere dei beni immobili all’interno del proprio patrimonio personale. In sostanza, si parla di IMU per identificare la tassa sulla casa di proprietà.
Non tutti sanno che la sua introduzione all’interno dell’apparato legislativo fiscale italiano risale al 2011, anno in cui il quarto governo guidato da Silvio Berlusconi la formulò in sostituzione di quella che tutti avevano imparato a chiamare con il nome di ICI, acronimo di Imposta Comunale sugli Immobili. Di cosa si tratta?
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ICI sulla prima casa: come è cambiata nel tempo e chi l’ha pagata nel corso degli anni
Introdotta nel 1992 dall’esecutivo tecnico del presidente Giuliano Amato, l’ICI sulla prima casa ha rappresentato una delle voci di entrata più importanti per tutti gli 8mila comuni italiani, almeno fino al 2011.
Il suo enorme valore economico era dettato dal fatto che – proprio come dice il suo nome – l’ICI prima casa riguardava tutti i cittadini proprietari di un alloggio in maniera indiscriminata, senza fare alcuna differenza tra chi possedeva un solo immobile di proprietà (magari acquistato dopo 40 anni di lavoro e fatiche) e chi invece vantava decine di possedimenti di vario genere.
Entrata nel mirino del fondatore di Forza Italia fin dalla sua seconda campagna elettorale del 2001, l’ICI venne abolita per decreto legge nel 2011 proprio per mano del Cavaliere. Eppure, per una serie di vicissitudini politiche, gli italiani hanno continuato a pagarla anche negli anni successivi.
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ICI sulla prima casa e IMU sui possedimenti immobiliari: cosa cambia e come funziona oggi la tassazione
Una volta abolita l’ICI sulla prima casa, il governo Berlusconi introdusse l’IMU sulle abitazioni diverse da quella principale, ossia quella in cui i proprietari potevano dimostrare di risiedere abitualmente.
Una tassa introdotta nel 2011, ma che avrebbe dovuto entrare in vigore in maniera attiva solo a partire dal 2014. Tuttavia, alla fine del 2011, il governo Monti anticipò di due anni l’applicazione dell’IMU.
Non solo: quell’esecutivo tecnico decise anche di estendere la validità dell’IMU alle prime case. E così, nel passaggio dall’ICI prima casa all’IMU, gli italiani non hanno mai avuto una vera discontinuità, ma hanno continuato a pagare l’imposta per il possedimento di un’abitazione principale in maniera continuativa.