Che queste case, palazzi e negozi valgano letteralmente oro è evidente: molti di questi immobili sono a reddito e, solo nel 2013, hanno fruttato un reddito da locazione complessivo pari a circa 88 milioni di euro.
Lo scandalo risiede nel fatto che questi immobili sono, da sempre, gestiti in maniera poco chiara: affittati a prezzi di favore a vip e meno vip della Roma “bene”, oppure a dipendenti (e figli, ma anche nipoti) della Santa Sede, oppure ancora a raccomandati di preti e altre personalità di spicco del vaticano. In aggiunta, secondo Vatileaks, alcuni immobili sarebbero usati come centri per saune e massaggi, dei veri e propri centri a luci rosse per religiosi; altri, invece, sarebbero stati affidati con prezzi di favore a degli imprenditori che hanno potuto trasformarli in veri e propri hotel nel centro di Roma.
Era stata la consapevolezza di questa scarsissima trasparenza a muovere la commissione pontificia Cosea – i cui documenti sono stati trafugati di recente – per effettuare un controllo del patrimonio immobiliare vaticano; la commissione dichiarava che anche solo limitandosi ad adeguare i canoni di locazione degli immobili – mantenendo comunque l’impegno di offrire prezzi di favore ai dipendenti – sarebbe stato possibile un possibile incremento del reddito di almeno 25-30 milioni di euro.