Sta facendo molto discutere la storia raccontata su alcuni media locali del Veneto e ripresa ieri dal sito internet MonitorImmobiliare in un articolo a firma di Maurizio Cannone che descrive la storia, ai limiti dell’assurdo, che si sta svolgendo a Casale di Scodosia, un comune in provincia di Padova.
Questa è sempre stata un’area nota per la forte presenza di piccole e medie imprese operanti soprattutto nel settore dell’arredo; aziende che, purtroppo, negli ultimi anni stanno attraversando gravi difficoltà e in numero sempre maggiore chiudono; una dietro l’altra.
La situazione è talmente paradossale che anche gli asset un tempo considerati utili all’attività e, in fin dei conti, una sorta di piccola cassaforte da trasformare in contante in caso di necessità, sono oggi un peso; in principal modo per cause fiscali. Il caso più evidente è quello dei capannoni industriali, oggi diventati un pesante fardello, soprattutto quando giacciono vuoti ed inutilzzati; proprio come quello dell’imprenditore le cui parole sono rilanciate da MonitorImmobiliare.
Produceva sedie, ma oggi la sua attività è ferma, senza nemmeno magazzino dato che ha distrutto la merce invenduta. Lo stesso capannone in cui un tempo stoccava la produzione è vuoto, ma per evitare di pagare comunque l’Imu nel suo valore massimo ha preso una decisione drastica; dal momento che pensare di trovare un acquirente in questo momento era impensabile, l’unica soluzione è stata rimuovere il tetto.
Scoperchiandolo, il capannone è diventato ufficialmente inagibile e, di conseguenza, l’importo della tassa è stato dimezzato. Assurdo forse, ma questa è stata l’unica soluzione che il piccolo imprenditore ha trovato per non dilapidare i risparmi messi via in anni di lavoro.